La ricostruzione della vita straordinaria dell’Imperatore Traiano, fatta da Sabrina Landriscina sul sito di academia.edu rivista di archeologia online, ai 1900 anni dalla morte, ci dà lo spunto per presentare due pregevoli opere ritrovate nella nostra città dedicate a Traiano.
Una è l’epigrafe, scoperta nel giardino di Palazzo Montenegro il 12 maggio del 1736, durante l’esecuzione di alcuni lavori e oggi murata sul ballatoio della scalinata che dall’ingresso porta al piano superiore. Risalente al 110 d.C. riporta la seguente iscrizione dedicata dai brindisini all’imperatore Traiano in riferimento al completamento dell’Appia Traiana:
IMP – CAESARI – DIVI – NERVAE – F – NERVAE – TRAIANO – AVG – GER – DACIC -PONT – MAX – TRIB – POT – XIV – IMP – V – COS – VI – P – P – BRVNDVSINI – DECVRIONES – ET – MVNICIPES
(A Nerva Traiano Imperatore, Cesare, Augusto, figlio del divo Nerva, Germanico, Dacico, Pontefice Massimo, Tribuno per la quattordicesima volta, Imperatore per la quinta, Console per la sesta, Padre della Patria, i Decurioni e i Municipali Brindisini)” (Trad. don Pasquale Camassa).
Palazzo Montenegro
Epigrafe
scoperta nel giardino di Palazzo Montenegro il 12 maggio del 1736, durante l’esecuzione di alcuni lavori e oggi murata sul ballatoio della scalinata che dall’ingresso porta al piano superiore. Risalente al 110 d.C. riporta la seguente iscrizione dedicata dai brindisini all’imperatore Traiano in riferimento al completamento dell’Appia Traiana
L’altra opera è il ritratto maschile in marmo, proveniente da corso Garibaldi (angolo con piazza Vittoria), ipoteticamente identificato con l’imperatore Traiano (II sec. d.C.) oggi custodito al Museo Ribezzo.
Sede in piazza Duomo del Museo Archeologico Prov. “F. Ribezzo”
Ritratto virile in marmo
proveniente da corso Garibaldi (angolo con piazza Vittoria), ipoteticamente identificato con l’imperatore Traiano (II sec. d.C.) oggi custodito al Museo Ribezzo
Quello che però ci ha colpito, sono le grandi riforme politiche e sociali che furono attuate da Traiano e gli fecero acquistare il titolo onorifico di optimus, “il migliore”; rispettato dal senato, acclamato dall’esercito e amato dal popolo romano, sotto la sua guida l’impero raggiunse la sua massima estensione territoriale e visse uno dei suoi periodi più felici.
“L’8 agosto del 117 d.C., a Selinus in Cilicia (odierna Gazipaşa, in Turchia) moriva Marco Ulpio Nerva Traiano. Un uomo generoso e onesto, un comandante coraggioso e capace, un amministratore in gamba e attento. In altre parole: uno dei migliori imperatori romani. (..)
Nato il 18 settembre del 53 a Italica (città della Spagna Betica, vicino all’attuale Siviglia), Marcus Ulpius Traianus apparteneva alla famiglia degli Ulpii, “più antica che nobile” secondo il retore latino Eutropio, ma sicuramente di rango senatorio.
Le fonti storiche (Plinio il Giovane ed Eutropio, le più accreditate) non forniscono alcun dato sull’infanzia e l’adolescenza del futuro imperatore. La sua brillante carriera cominciò con la scelta di prestare servizio nell’esercito romano (dieci anni secondo Plinio il Giovane), per poi percorrere – come la maggior parte dei rampolli di buona famiglia – le varie tappe del cursus honorum. Fu questore, pretore in Spagna e poi legatus legionis in Siria nei primi anni dell’impero di Vespasiano. Questo gli diede la possibilità di acquisire una considerevole esperienza delle armi prima e del comando poi. Fu tribuno militare e console nel 91, e successivamente, nel 96, quando Domiziano fu ucciso era governatore della Germania Superiore, una delle zone più turbolente dell’impero. La sua notorietà in campo militare gli fu utile sotto il governo di Nerva che, il 28 ottobre del 97, lo adottò come figlio e lo designò come suo successore. Il prestigio indiscusso di cui godeva evitò ogni contestazione nella successione ed esattamente tre mesi dopo, il 27 gennaio del 98, all’età di quarantacinque anni, Traiano diventava imperatore, il primo Princeps nato al di fuori dei confini italici.(..)
“Tratto tutti come vorrei che l’Imperatore trattasse me, se fossi un privato cittadino”, si racconta avesse risposto al suo segretario, che gli rimproverava un’eccessiva disponibilità con i sudditi. Eliminò tutti quei rituali tipici di un monarca orientale come l’abbraccio del piede, il baciamano, il palanchino con i battistrada. Le sue idee politiche erano quelle di un conservatore illuminato che credeva più alla buona amministrazione che alle grandi riforme. Intelligente nella vita quotidiana, in politica e in guerra, Traiano fu un grande comunicatore, amato dai soldati per la sua affabilità, difficile all’ira e incline alla clemenza.
Insediatosi a Roma, due anni dopo la sua nomina, Traiano scelse come dimora un palazzo di modeste proporzioni, vivendovi da uomo probo accanto alla consorte Pompeia Plotina (Pompeia Plotina Claudia Phoebe Piso), donna sobria, colta e intelligente, la cui unione, sebbene felice, non diede figli. La sua popolarità fu tale che il senato gli concesse sin da subito il titolo onorifico di optimus, “il migliore”.
Interessato alle condizioni dei cittadini e pertanto attento alle riforme sociali e politiche, la politica di Traiano si configurò subito in continuità con quella di Nerva, facendo della iustitia il suo ideale di governo. Egli curò al massimo l’onestà e l’efficienza dell’amministrazione e della giustizia, vigilando da vicino sull’operato dei governatori delle province. In campo giudiziario diminuì i tempi dei procedimenti, proibì le accuse anonime, acconsentì un nuovo svolgimento del processo in caso di condanna in contumacia e proibì le condanne in mancanza di prove o in presenza di qualsiasi dubbio. In materia economica e sociale riorganizzò la burocrazia e promulgò leggi a favore della piccola proprietà contadina, minacciata dall’estendersi del latifondo. Favorì il ripopolamento di liberi contadini nella penisola, investendo capitali e fornendo ai coloni i mezzi per il sostentamento e il lavoro nei campi. Si preoccupò di alleviare alcune imposte e nel contempo di arricchire il fisco vendendo largamente beni che i precedenti imperatori avevano accumulato e immobilizzato nel proprio patrimonio. Per ovviare alla miseria dei ceti più umili e tentare di risollevare l’economia italica, ormai in forte declino, Traiano impose ai senatori di investire sul territorio italiano parte dei loro capitali. Pose dei limiti alle emigrazioni dalla penisola, tentando di incentivare la presenza del ceto imprenditoriale e della manodopera in un’Italia che stava perdendo inesorabilmente la sua centralità. Traiano fece altresì bruciare i registri delle tasse arretrate per alleggerire la pressione fiscale sulle province e abolì alcune tassazioni che gravavano sui provinciali e gli italici; poté così creare una sorta di cassa risparmio popolare che concedeva prestiti ai piccoli contadini e imprenditori romani che beneficiarono così di larghe concessioni; vennero poi favorite le prime cooperative e associazioni dei mestieri. Provvedimento notevole dell’imperatore fu l’istituzione degli alimenta, ossia la costituzione di una rendita destinata a fornire i mezzi di sussistenza a fanciulli italici, orfani o poveri, organizzata in modo tale da rappresentare al tempo stesso una forma di prestito agrario a basso interesse (pari al 5%), onde agevolare il rifiorire dell’agricoltura italica. L’obiettivo dell’imperatore non era soltanto aiutare gli orfani e i bisognosi, che attraverso questa forma di sostentamento avrebbero potuto studiare e pensare eventualmente a un futuro impiego nei ranghi dell’amministrazione imperiale, ma anche la ripresa dell’economia romana, stretta come era tra la crisi economica e la contrazione demografica.
(nostro post su facebook 10 agosto 2020)
Foto di pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=1939388
Benevento, Arco di Traiano (114-117 d.C.)
Nel pannello marmoreo è illustrata la distribuzione di viveri agli orfani secondo le disposizioni degli Alimenta.